
Anticamente si consigliava di ascoltare e seguire “l'istinto della vostra pancia”: oggi è la ricerca ad affermare che il nostro intestino ha un impatto sui nostri pensieri maggiore di quanto mai ipotizzato. Gli scienziati del Karolinska Institute in Svezia e il Genome Institute di Singapore, guidato da Sven Pettersson,  hanno recentemente riportato in un nuovo studio pubblicato negli 
Atti della National Academy of Sciences che la normale flora intestinale, i batteri che abitano il nostro intestino, hanno un impatto significativo sullo sviluppo del cervello e di conseguenza sul comportamento da adulti.
Noi esseri umani pensiamo a noi stessi come specie altamente evoluta di individui consapevoli, ma in realtà siamo tutti molto meno umani di quanto si ritenga. Gli scienziati hanno da tempo riconosciuto che le cellule batteriche che popolano la nostra pelle e l'intestino sono in numero dieci volte maggiore   delle cellule umane. Uno scienziato della Princeton University, Bonnie Bassler, ha infatti  confrontato i circa 30.000 geni che si trovano in media nell'uomo ai più di 3 milioni di geni batterici che ci abitano, concludendo che siamo umani al massimo per l'uno cento. Stiamo  iniziando a capire solo ora il tipo di impatto che i batteri nostri passeggeri hanno sulla nostra vita quotidiana.
 
Anticamente  si consigliava di ascoltare e seguire “l'istinto della vostra pancia”:  oggi è la ricerca ad affermare che il nostro intestino ha un impatto sui  nostri pensieri maggiore di quanto mai ipotizzato. Gli scienziati del  Karolinska Institute in Svezia e il Genome Institute di Singapore,  guidato da Sven Pettersson,  hanno recentemente riportato in un nuovo  studio pubblicato negli 
Atti della National Academy of Sciences  che la normale flora intestinale, i batteri che abitano il nostro  intestino, hanno un impatto significativo sullo sviluppo del cervello e  di conseguenza sul comportamento da adulti.
Noi esseri umani pensiamo a noi stessi come specie altamente evoluta di  individui consapevoli, ma in realtà siamo tutti molto meno umani di  quanto si ritenga. Gli scienziati hanno da tempo riconosciuto che le  cellule batteriche che popolano la nostra pelle e l'intestino sono in  numero dieci volte maggiore   delle cellule umane. Uno scienziato della  Princeton University, Bonnie Bassler, ha infatti  confrontato i circa  30.000 geni che si trovano in media nell'uomo ai più di 3 milioni di  geni batterici che ci abitano, concludendo che siamo umani al massimo  per l'uno cento. Stiamo  iniziando a capire solo ora il tipo di impatto  che i batteri nostri passeggeri hanno sulla nostra vita quotidiana.
Questi batteri, inoltre,  sono stati implicati nello sviluppo di  disturbi neurologici e comportamentali: i batteri intestinali, per  esempio,  possono influire sull'uso della vitamina B6, che a sua volta  ha effetti profondi sulla salute delle cellule nervose e muscolari. Essi  modulano la tolleranza immunitaria e, per questo motivo,  possono avere  un'influenza sulle malattie autoimmuni come la sclerosi multipla. Hanno  mostrato di influenzare l'ansia e i comportamenti relativi, anche se di  discute ancora se i batteri intestinali aggravino o migliorino l'ansia  relativa allo stress. Nell'autismo e negli altri disturbi pervasivi  dello sviluppo, ci sono diversi resoconti che dimostrano  che la flora  batterica intestinale è alterata e che i problemi gastrointestinali  aggravano i sintomi comportamentali. E' stato recentemente  formulato un  
test biochimico di nuova concezione per diagnosticare  l'autismo che  si basa, in parte, proprio sui prodotti finali del metabolismo batterico.
Questo nuovo studio, però,  è il primo a valutare ampiamente l'influenza  dei batteri intestinali sulla biochimica e sullo sviluppo del cervello.  Gli scienziati hanno allevato topi privi di microflora intestinale  normale e poi confrontato il loro comportamento, la chimica del cervello  e lo sviluppo del cervello con quello di topi con batteri intestinali  normali. Gli animali senza microbi erano più attivi e, in specifici test  comportamentali, erano meno ansiosi dei topi colonizzati da microbi. In  un test per l'ansia, agli animali è stato fatto scegliere se restare  nella relativa sicurezza di una scatola buia o di avventurarsi in una  scatola illuminata. I topi privi di batteri hanno trascorso molto più  tempo nella scatola luminosa rispetto ai loro fratellini colonizzati da  batteri. Analogamente, in un altro test sempre per l'ansia, gli animali  hanno avuto la scelta di avventurarsi su una sbarra  elevata e non  protetta per esplorare il loro ambiente, o di rimanere nella relativa  sicurezza di una sbarra simile, ma protetta da due muri. Ancora una  volta, gli animali senza microbi si sono dimostrati più coraggiosi e  intraprendenti rispetto ai loro parenti colonizzati.
Il team di Pettersson si è poi chiesto se l'influenza dei microbi  intestinali sul cervello era reversibile e, dal momento che l'intestino è  colonizzato da batteri subito dopo la nascita, se ci fossero prove che i  microbi intestinali abbiano influenzato lo sviluppo del cervello. Hanno  scoperto che, colonizzando un animale adulto privo di germi con batteri  intestinali normali,  non si avevano effetti sul loro comportamento,  ma, se gli animali privi di germi venivano colonizzati nei  primi anni  di vita, questi effetti potevano essere invertiti. Ciò suggerisce che vi  è un periodo critico nello sviluppo del cervello in cui i batteri sono  influenti.