Ho intrapreso la traduzione del libro Gut and Psychology Syndrome della dottoressa Natasha Campbell McBride lo scorso mese di Agosto. Un amico mi aveva chiesto di dargli un’occhiata avendo lui difficoltà a leggere l’originale inglese. L’amico di cui parlo è il padre di un bellissimo bambino di 4 anni diagnosticato autistico circa 2 anni fa. Da allora il padre ed io non lesiniamo tempo ad informarci. Lavoriamo insieme scambiandoci notizie, riferimenti, links a siti internet, opinioni su questo o quel protocollo portando gli argomenti di questo o quel medico. Abbiamo letto di tutto, ci siamo guardati i video degli interventi dei congressi DAN! di Dallas, di Baltimora e di qualsiasi altra parte del mondo dove parlassero dell’argomento e ci aiutassero a capire con cosa avevamo a che fare e come si poteva risolvere il problema. Ormai sappiamo quasi leggere analisi del sangue come fossero un fumetto. Come sicuramente molti genitori già sanno, l’autismo implica una considerevole dose di “fai da te”. Il puzzle dell’autismo ha preso così una forma più comprensibile, meno intimorente, le caselle mancanti piano, piano si sono riempite e l’immagine è diventata sempre più definita. Oggi siamo una squadra dove padre, madre, nonno, nonna, medico DAN!, supervisore e terapiste ABA, maestre e cuoche d’asilo e amico lavorano insieme per tirar su il bambino dal fondo del pozzo.
C’è ancora molto da fare, ma paragonando ieri con oggi possiamo dire, con ragionevole ma cauta certezza, che i risultati si cominciano a vedere. Una differenza c’è.
Il notevole libro della dott.ssa Campbell riassume una mole di informazioni sulla Sindrome GAP in maniera chiara e comprensibile. Come molti altri medici del settore punta dritta sull’intestino, ignora le scorciatoie e le facili soluzioni e non consiglia di ricorrere, come si direbbe dalle mie parti, alle “toppe”. Se il colpevole è stato identificato ed è il sistema gastrointestinale, è quello che va curato. Il lavoro sarà più lungo, è vero, ma il risultato più duraturo.
Quello che state per leggere tuttavia non è la traduzione letterale né integrale del libro, ma è piuttosto una sintesi inquinata da miei commenti, spesso racchiusi tra parentesi quadre, altre volte integrati nel testo senza preavviso. Non ci sono riferimenti alle fonti di documentazione perché il lavoro era per così dire “ad personam”. Il mio utente finale non era un pubblico, purtroppo, vasto come quello di EmergenzAutismo che oggi mi chiede di pubblicare questo lavoro, ma il bambino dei miei amici, il quale non è schizofrenico e quindi l’intero capitolo 9 sulla schizofrenia è stato tralasciato. Le ricette, eccetto quelle molto importanti sul brodo di carne ecc., sono state ignorate perché la madre è brava in cucina e basta dirgli quali alimenti può mangiare il bambino e quali no e si arrangia da sé. Il libro non parla unicamente di autismo e non è diretto esclusivamente ai bambini, io però ho mantenuto solo i riferimenti ai bambini autistici per il motivo appena detto. Il capitolo sull’ABA è stato distillato a poche gocce. Ci sono concetti che nel libro vengono ripetuti più volte; eccetto i frequenti riferimenti alla flora intestinale, ho sfoltito gli altri perché i due genitori sono persone intelligenti e basta dirgli le cose una, al massimo due volte. Ci sono importanti descrizioni sull’anatomia dell’apparato gastrointestinale e su quella di orecchio-naso-bocca; anche queste sono state tagliate per dare una sorta di manuale d’informazione pratica e veloce. Il risultato si legge in un pomeriggio. Ma non si può dire: questo è il libro della dott.ssa Campbell.
Ho avuto qualche difficoltà a trovare traduzioni per alcuni alimenti, nello specifico i fagioli che Campbell chiama “Navy Beans” e “Lima Beans”, i primi sono molto comuni nel mondo anglosassone ma un po’ meno qui da noi. Dopo lunghe e frustranti ricerche sono arrivato a capire che i “Lima Beans” sono i fagioli Corallo (Phaseolus Lunatus) e i “Navy Beans” sono i fagioli Tondi, almeno così li chiamano in un negozio di Roma. Per il resto d’Italia ho accluso immagini nella speranza che aiutino, anzi colgo l’occasione per chiedere consulenza a qualche lettore che si intende di botanica. I fagioli di Spagna li ho identificati comparando due tavole di codici CPV (Vocabolario Comune per gli Appalti pubblici europeo). Dove 03221213-2: Fagioli di Spagna = 03221213-2: Runner Beans (Phaseolus Coccineus). Le verifiche sono state effettuate comparando i risultati di numerosi siti, ma il mondo dei fagioli è un labirinto complicato dagli innumerevoli nomi locali. La responsabilità in questo caso è grande e il rischio di far mangiare al bambino fagioli amidacei anche. Altri alimenti molto comuni nel mondo anglosassone come il Cheddar Cheese, ma sconosciuti da noi, sono stati eliminati. La ricetta per fare il kefir non esiste nell'originale, come molti altri interventi cui accennavo più sopra.
Per tutti questi motivi non ho incluso il nome della dott.ssa Campbell alla fine della lavoro e per gli stessi motivi vi invito caldamente a leggere il suo libro quando e se sarà mai tradotto in italiano. In originale è reperibile presso il sito Amazon. Vi invito anche a leggere il libro sulla SCD di Elaine Gottschall. Vi invito, per finire, ad informarvi il più possibile, ad essere attivi nei confronti di questa malattia e a non delegare passivamente il futuro di vostro figlio.
Questo lavoro, che ho fatto volentieri, ha avuto come scopo primario quello di portare una maggiore conoscenza e speranza. Perdonate le inesattezze.