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Convegno sull'Autismo a Verona: una sintesi






Si è tenuto a Verona nelle giornate del 18 e 19 novembre 2011 il convegno “Nuove esplorazioni sull'autismo – Ricerca scientifica e scuola” presso l’Auditorium del Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra (giĂ  segnalato in un 
nostro documento). Il convegno è  stato organizzato da A.G.A.V.E. (Associazione genitori, familiari e amici di persone autistiche di Verona e provincia) in collaborazione con l’ULSS 20 di Verona e si proponeva di affrontare sia l’ambito relazionale, sociale, familiare, scolastico all’interno di un progetto di vita che necessariamente deve continuare in etĂ  adulta, sia l’ambito specificatamente clinico e di cura della persona con autismo.

Per quelli che non si fossero potuti avvalere di questa importante occasione, una nostra mamma, Marilina, ha realizzato una sintesi degli argomenti trattati nel convegno che alleghiamo qui sotto.

Buona lettura!
Apre il convegno il Dr. Legnani, anziano NPI che naturalmente racconta  quale era la situazione quando lui ha iniziato decenni fa: neurologia e neuropsichiatria erano unite, non si conosceva l’autismo nei primi anni ’50 in Italia….
GiĂ  nel 1962 nasce la National Autism Society che oggi conta 18000 iscritti e da noi non esiste nulla di simile. Questo era il quadro della situazione in cui si colloca la testimonianza della  sorella di un ormai uomo con autismo che ha commosso molte persone nella giornata precedente …..il Dr. Legnani continuando nella sua  breve introduzione agli interventi che seguiranno chiede un applauso per le mamme dei bambini e ragazzi con autismo.  La scienza ha fatto passi da gigante, oggi in un solo giorno si può avere una lettura del genoma umano. Questa seconda giornata del convegno è dedicata al  legame immunitĂ -autismo.
Oggi il problema è l’eccesso di specializzazione che determina una frammentazione del sapere se non c’è confronto. L’autismo è una malattia complessa e c’è quindi necessità di accorpare le conoscenze.

Segue un brevissimo intervento della Prof. Melchiori (breve per recuperare i ritardi) in cui vengono esposti gli indicatori clinici per una diagnosi precoce. Descrive l’attivitĂ  che viene svolta al Centro per la cura la diagnosi e la ricerca per l’autismo e sottolinea che negli ultimi anni, oltre all’importanza data all’intervento interdisciplinare, viene dedicato molto tempo alla ricerca.  Presenta le statistiche (non le loro): alla diagnosi di autismo non ci si arriva prima dei 3-4 anni di etĂ . Peggio ancora per l’Asperger che presenta sintomi piĂą “lievi” per cui  la diagnosi arriva intorno ai 9 anni.
Viene introdotto un accenno alla distinzione che viene fatta tra autismo precoce (entro l’anno di vita) e quello ad esordio tardivo (14-24 mesi), distinzione che si vedrà poi nel video presentato dal dr. Brighenti. I segnali di allarme anticipano i segni della malattia, i quali segni devono essere osservabili in più contesti e con una frequenza importante.
Gli strumenti per valutare e misurare questi segni sono: CHAT, M-CHAT, STAT, ESAT, PIA/CV, CSBS-DP, ADI-R e ADOS (questi ultimi due specifici per la diagnosi di autismo).
I segnali di allarme sono predittivi dei segni tipici dell’autismo, ma anche no. I segnali di allarme possono essere transitori o possono determinare l’insorgenza di patologie diverse dall’autismo. In  alcuni casi è necessario protrarre l’osservazione per alcuni mesi prima di poter fare diagnosi di autismo.

Prosegue la Dr. Bianco che spiega, anche lei piuttosto velocemente per recuperare tempo, come si svolgono gli accertamenti, accompagnati da analisi genetiche per la diagnosi differenziale.  C’è un rischio di errata diagnosi di autismo nella diagnosi precoce? Nella loro casistica, rispetto al sospetto di autismo a causa del quale le famiglie si rivolgono al loro centro, un 32% dei casi si rivelano “discordanti” rispetto a tale sospetto:  di questo 32%, il 35% dei bambini ha  un disturbo di tipo cognitivo (non autismo), un 15% un disturbo di tipo relazionale (non autismo) e un 52% un disturbo del linguaggio (non autismo).
I vantaggi di una diagnosi precoce sono ovviamente molteplici: essa permette un intervento tempestivo positivo per la famiglia che si vede presa in carico e naturalmente permette di programmare la riabilitazione. Presso il Centro si conduce anche una raccolta dati di tipo eziologico concomitanti all’esordio dell’autismo nel bambino, e naturalmente si individuano le manifestazioni secondarie correlate all’autismo.
Ad oggi non esiste ancora in Italia un modello unico e specifico per la diagnosi precoce di autismo. I pediatri non sono preparati, in genere rassicurano i genitori ritardando il momento della diagnosi. Manca totalmente la presa in carico del soggetto con autismo da parte di equipe multiprofessionali... (continua)



 
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